La storia di Rivis

Protostoria ed età romana.

La presenza umana nella zona di Rivis tra la fine dell’età del bronzo e gli inizi dell’età del ferro, vale a dire nel periodo intorno al IX secolo avanti Cristo, è testimoniata da frammenti di ceramica, di mattoni, di tegole e dalla parte finale di un braccio di stadera assegnati a tale periodo storico e rinvenuti una ventina d’anni fa in località “il Mulin”, sul terrazzo fluviale nei pressi del mulino, ancor oggi attivo.
Nella stessa area sono state trovate tracce di un insediamento di “notevole importanza” databile all’epoca romana e vicino, nei dintorni della chiesa cimiteriale di san Girolamo, sarebbero affiorati del resti definiti genericamente “macerie romane”. Un’ampia documentazione archeologica ha peraltro messo in luce complessivamente circa una decina di siti romani nel territorio del comune di Sedegliano, il più importante dei quali localizzato nei pressi di Turrida. Si sarebbe trattato, per quanto riguarda quest’ultimo, di un complesso residenziale, una villa rustica romana qualitativamente elevata, databile all’incirca dal I secolo a.C. al II secolo d.C.

La storia di Rivis

Protostoria ed età romana.

La presince dal om ta la zone di Rivis jenfri la fin da l’etât dal Bronç e la ete dal Fier, a dî intal periodi ator dal IX secul p.d.C., e je testemoneade di fruçons di ceramiche, di madons, di cops e dal toc insom di une stadere calcolâts di chel periodi storic e cjatâts une vincjine di agns indaûr li dal “Mulin”, su la terace di flum dongje dal mulin, ancjemò vuê in vore.
Ta la stesse zone a son stadis cjatadis olmis di un insediament di “grande impuartance”, calcoladis di ete romane e dongje da la glesie dal cimiteri di San Jaroni, a saressin vignûts fûr rescj clamâts gjenericamentri “maseriis romanis”. Une buine documentazion archeologjiche e à paraltri tirât fûr in dut cirche une desene di sîts romans tal teritori dal comun di Sedean, che il plui impuartant al è chel dongje di Turide. Si sarès tratât, in cont di chest, di un complès residenziâl, une vile rustiche romane avonde impuartant, che e va indaûr tra il I e il II p.d.C.

La storia di Rivis

Medioevo

Una generale scarsità di fonti archeologiche ostacola il compito della ricostruzione della storia di Rivis e dei paesi limitrofi per quanto concerne il periodo che va dal IV-V secolo d.C. fino a oltre il Mille. Le vicende di tale arco di tempo possono essere messe in luce per la nostra zona attraverso alcune congetture basate per lo più su assunti storiografici generali.
Constatando che non c’è corrispondenza tra vecchi (come ad esempio la citata villa romana, il castelliere di Gradisca, gli impianti rustici trovati nelle vicinanze di Grions e di Coderno) e nuovi siti (i paesi odierni), che praticamente assenti sono i ritrovamenti collocabili tra tardo antico e altomedioevo e infine riferendosi a ciò che si verificò in gran parte dell’Italia del nord e dell’Europa nello stesso periodo, come rilevato dagli studi generali di storia agraria, si può sostenere che anche nella campagna sedeglianese, dopo il V secolo circa, si ebbe un deciso decremento demografico e che solo tra VII e VIII secolo si registrarono un aumento delle terre coltivate, il progressivo crescere della popolazione, la fine dalle ville romane e il passaggio ad un nuovo tipo di insediamento umano.
Nulla si può affermare con certezza anche riguardo alla questione dei tempi e dei modi del diffondersi del cristianesimo nel nostro territorio. La mancanza nell’area indicata di dati archeologici attinenti a luoghi di culto paleocristiani e la tarda datazione – posteriore all’XI secolo – dei documenti che riportano contenuti cristiani invitano alla prudenza e rendono anzi ogni supposizione di scarsa attendibilità. Si può solo dire che probabilmente, come è stato ipotizzato per l’intero ambito rurale dell’Europa romana, anche in zona la cristianizzazione si diffuse solo a partire dal IV secolo, irradiandosi gradualmente dalle città di Aquileia e di Concordia vincendo a poco a poco le resistenze ‘pagane’.
La prima documentazione scritta riferibile a Rivis si trova nella bolla datata 1186 Ordo rationis postulat di papa Urbano III (immagine a sinistra), che menziona la plebs de Ripis, indicata come l’unica pieve situata sulla sinistra Tagliamento appartenente alla diocesi di Concordia.
Il toponimo riportato nel documento papale non può lasciar dubbi nell’assegnare a Rivis, almeno in quel tempo, il centro pievano.
Altri riferimenti a Rivis si trovano in alcuni documenti civili del XIII secolo.
Nel 1265 il Patriarca di Aquileia Gregorio conferma l’investitura feudale ad un tal Bartholomeus miles de Sancto Danielo delle decime di “Ripis Tiliaventi”, ma l’autenticità del documento è quanto meno dubbia. In un atto del 1268, con il quale lo stesso Patriarca assegna al fedele Walterpertoldo II i beni e benefici tolti a Corrado di Valvasone, sospettato di tradimento nei confronti del Patriarcato aquileiese, troviamo elencati “tres mansos in Rivis” (con manso si intendeva una casa con una estensione variabile di terra da coltivare). In un atto del 25 aprile 1295 si destina un manso situato nella villa di Rivis a tal Guecellone di Varmo e sempre sul finire del 1200 i signori di Spilimbergo possiedono alcuni beni e diritti in Rivis.
A giudizio dello storico mons. Pio Paschini, i signori di Gorizia tennero la giurisdizione su Rivis almeno dalla fine del XIV secolo. Paschini inserisce infatti “Rive del Tagliamento” fra le ville dipendenti dal castello murato di Belgrado; in un documento del 1396 trascritto da Vincenzo Joppi, Rivis viene detto “distretto del Conte di Gorizia”.
D’altra parte si può ricordare che i conti goriziani avevano certamente interessi in zona già nel XIII secolo, come testimonia la cessione nel 1226 da parte di Mainardo II di Gorizia di Sedegliano, San Lorenzo e Grions a favore del patriarca di Aquileia.
A conferma della presenza comitale goriziana si può ricordare un atto redatto il 24 novembre 1357, con il quale il conte di Gorizia Mainardo IV investì un certo Piromat di Belgrado di un manso situato a Rivis, sul quale il conte vantava un diritto di natura pubblica.
Sul tema dei rapporti di Rivis con la destra Tagliamento nei secoli centrali del medioevo va segnalato un verbale redatto a Valvasone nel 1391 e riguardante una disputa per dei diritti di pascolo in prossimità del fiume. Nel documento si afferma che Rivis, Turrida, Redenzicco e metà Grions sono appartenuti “anticamente” alla pieve di San Giorgio della Richinvelda, così almeno dichiarano alcuni testi presenti all’atto, e dunque alla diocesi concordiese.
Conseguentemente si può dedurre innanzitutto che i quattro centri dovettero avere nei secoli centrali del medioevo modeste dimensioni e scarsa importanza sociale, al punto da esser sottoposti a San Giorgio; in secondo luogo che la plebs de Ripis dovette aver origine, in un tempo indefinitamente anteriore al 1186, per frazionamento e distacco dal territorio della pieve di destra Tagliamento.
Si può supporre che l’antica chiesa battesimale pievana fosse la attuale chiesa del cimitero di Rivis (immagine a destra).
I risultati di recenti indagini compiute con il georadar nello stesso luogo di culto rafforzano questa ipotesi, in quanto hanno evidenziato vari elementi architettonici in profondità, come ad esempio una probabile struttura pavimentale, e fanno ritenere che la chiesa cimiteriale, che conserva la sua struttura del XVI secolo, sia stata costruita sopra un precedente edificio, probabilmente cultuale.
Anche il restauro eseguito un paio d’anni fa nella stessa chiesa ha fatto emergere tracce murarie che fanno presumere una sua datazione anteriore al XV secolo.

La sede plebanale venne probabilmente trasferita durante il XIII secolo da Rivis a Turrida a causa di una alluvione distruttiva subita dal vecchio centro pievano.
Ad ogni modo, non cambiò la situazione di dipendenza in spiritualibus della pieve, con i suoi quattro paesi, nei confronti di Concordia; questa sottoposizione si protrasse fino al 1818, quando fu definitivamente assegnata al vescovado di Udine.
Il riferimento a “metà Grions” nel documento del 1391 ci informa che il confine orientale della pieve e della diocesi già prima del 1186 – come dichiarato dai testi esso apparteneva alla pieve di San Giorgio, dunque è da porsi in un tempo precedente l’istituzione della pieve di Ripis/Turrida – corrispondeva alla strada che oggi collega Sedegliano e Flaibano, strada che appunto “taglia nel mezzo” il paese di Grions; un confine ecclesiastico che è stato peraltro mantenuto per la pieve di Turrida fino al XIX secolo.
Molti interrogativi sono sorti tra quanti si sono occupati della storia ecclesiastica di questa zona del Friuli sia sulla questione della anomala divisione di un villaggio tra due diverse giurisdizioni ecclesiastiche – anche se è possibile che l’abitato di Grions all’epoca della confinazione diocesana non si fosse ancora sviluppato – sia intorno alla datazione dei confini plebanali e diocesani citati.
Sappiamo che nel settembre 996 un diploma concesso a Verona al vescovo Bennone di Concordia dall’imperatore Ottone III (immagine a sinistra) stabiliva nel Tagliamento la linea separatrice delle diocesi di Concordia ed Aquileia. Ne conseguirebbe che la confinazione diocesana che attraversa Grions si dovrebbe assegnare ad un tempo successivo a tale data.
Tuttavia è possibile supporre che il citato intervento imperiale non avesse valore assoluto, ma piuttosto avesse soprattutto lo scopo di risolvere d’autorità, a favore in questo caso della diocesi di Aquileia, una disputa confinaria sorta tra i due vescovadi.
Si può allora ipotizzare che il limite diocesano orientale concordiese fosse ben più antico e corrispondesse alla strada che forse in epoca romana costituiva il raccordo tra Concordia e la via Julia Augusta (che da Aquileia conduceva oltre le Alpi), raccordo che dunque sarebbe passato per Grions; esso sarebbe stato usato sin dal sorgere della diocesi di destra Tagliamento, dunque dal IV secolo, forse perché confine, fissato secoli prima, delle due province contermini dei municipi romani di Concordia e di Aquileia. Una congettura assai ardita, ma che potrebbe fornire una risposta al persistere del suo utilizzo. D’altra parte si deve ammettere che le divisioni territoriali ecclesiastiche in molti casi si mantennero per secoli e secoli senza soluzioni di continuità anche in presenza di sconvolgimenti naturali o politici.
In definitiva, la contorta congettura appena presentata si può sintetizzare con il seguente interrogativo: chissà se nel confine pievano di Grions non si sia mantenuta una traccia dell’amministrazione romana?
Volendo cercar ragioni dello sconfinamento oltre Tagliamento della diocesi di destra Tagliamento, si può inoltre supporre che la pieve di San Giorgio costituisse nei secoli centrali del medioevo un ambito territoriale politico-amministrativo in funzione di controllo strategico di qua e di là di un tratto del maggiore fiume friulano e che la circoscrizione ecclesiastica vi si ricalcasse sopra, mantenendone i confini.
Le due ipotesi appena espresse presentano dunque la territorialità ecclesiastica come ricavata e dipendente da quella civile.
E’ tuttavia possibile, per la questione proposta, usare una logica diversa e contraria, pensando, come fece Ferruccio Carlo Carreri oltre un secolo fa, che la pieve della Richinvelda, ben definita e strutturata già in epoca longobarda, fosse invece usata come “distretto giudiziale laico”, in un momento per così dire di vacanza dell’autorità politico-amministrativa, come ad esempio lo fu in molte altre zone d’Italia il periodo a cavallo tra il IX e il X secolo.
Non si può tuttavia dimenticare che a giudizio di diversi studiosi, i territori e i confini di pievi e diocesi, in varie epoche storiche, non furono ben definiti e riconosciuti e che anche per questo le questioni sopra poste e le soluzioni indicate presentano un aspetto in sommo grado congetturale.
Volendo ricercare altri elementi che testimonino l’antico legame e la dipendenza della nostra zona da quella posta di fronte in destra Tagliamento, si può ancor oggi notare una certa corrispondenza tra toponimi e dedicazioni santoriali di villaggi e luoghi di culto posti alla stessa altezza sulle sponde opposte del fiume. A san Martino e san Giorgio, che compaiono come toponimi in riva destra, sono dedicate rispettivamente le chiese di Turrida e di Gradisca sulla sponda opposta; la chiesa di Redenzicco era in origine intitolata a san Nicolò, come quella di San Nicolò della Richinvelda; a santa Margherita sono dedicate le chiese di Arzene, in riva destra, e Rivis, su quella sinistra; Pozzo, Gradisca e San Lorenzo si ritrovano come toponimi su entrambe le sponde.
Queste coincidenze, unite a quanto sopra riportato, fanno pensare che forse il popolamento e la cristianizzazione della fascia orientale del medio corso del Tagliamento siano state in età medievale in un certo qual modo influenzate da dinamiche partite dalla destra dello stesso fiume, o che hanno la stessa matrice, forse in epoca longobarda o in quella franca.
All’epoca Rivis, posto che esistesse, non era che un piccolo insediamento, anche se non è da sottovalutare la sua importanza strategica, vista la posizione in prossimità del Tagliamento, fiume che nei secoli centrali del Medioevo rivestì un ruolo centrale come via di transito.
Tra l’altro, nel X-XI secolo vicino a Rivis, a ridosso dell’argine naturale del fiume, correva la strada che collegava San Daniele a Latisana, divenuto porto principale per la maggior parte delle merci provenienti d’oltralpe.
Si può ritenere che intorno alla metà del X secolo la presenza tedesca in quest’area in sinistra Tagliamento, legata all’aumento dei traffici, fu continua e tale da influire molto probabilmente anche sulle dinamiche di popolamento della zona. Questo vale senz’altro per la vicina villa di Sant’Odorico, certamente di proprietà nel 1058 del nobile casato bavarese-carinziano degli Eppenstein. Si può aggiungere che i nomi di alcuni villaggi situati sulla sponda sinistra del fiume, come Bonzicco, Biauzzo, Gradisca fanno pensare ad iniziative prese dai nobili o dai patriarchi bavaresi e carinziani al fine di popolare o ripopolare queste zone con genti slave. Lo stesso discorso si può però fare anche per la riva di destra,dove abbiamo Postoncicco e Gradisca, ‘slavi’, e dove intorno al Mille sorgono, dallo smembramento civile del vecchio pievato di San Giorgio, i castelli e i territori di Spilimbergo e di Valvasone, i cui nomi rimandano certamente a un’origine tedesca.
L’immigrazione slava altomedievale nell’area del sedeglianese è peraltro confermato da un assai rilevante ritrovamento avvenuto sul sagrato della chiesa di san Martino di Turrida nel 1923, e consistente di una trentina di tombe con corredo funebre, riferibili alla cosiddetta cultura paleoslava kottlaniana-carantana. Un altro rimando dunque a un legame databile nei secoli IX o X almeno tra uno dei nostri paesi e l’area carinziana e stiriana.
La crescita sia quantitativa che socialmente qualitativa di alcuni villaggi nella sinistra del medio corso del Tagliamento avvenuta dopo il 1000 è suggerita da alcune testimonianze indirette, quali l’istituzione della pieve di Rivis, il fatto che Sant’Odorico nel XII secolo diventa sede di una prepositura e di due fiere annuali e la constatazione che Redenzicco dal XIII al XV secolo, come indicato da alcuni documenti spilimberghesi e valvasonesi, si distingue come centro agricolo di un qualche rilievo, in cui funzionava un mulino e si svolgeva una volta all’anno una fiera-mercato. Una testimonianza di questo florido periodo ce lo offre la bella chiesa di Redenzicco, che presenta affreschi del Quattrocento.

La storia di Rivis

Ete di Mieç

Pocjis fonts archeologjichis a fasin dificil il compit di ricostruzion da la storie di Rivis e dai paîs di dongje par chel ch’al riguarde la dade di timp ch’e va dal IV-V secul d..d.C. fintremai a dopo il Mil. Lis liendis di chest periodi a puedin in cualchi maniere sei metudis dongje su la fonde di interpretazions storichis gjenerâls.
Parvie che no je corispondence tra chei vecjos (come par esempli la menzionade vile romane, il cjastelîr di Grediscje, i implants rustics cjatâts dongje di Grions e di Coder) e sîts gnûfs (i paîs di vuê) e che praticamentri no esistin rescj archeologjics calcolâts tra il tart-antîc e l’alte Ete di Mieç e insom se si riferìn a ce ch’al è sucedût in grant par da l’Italie dal Nord e da l’Europe centrâl in chel periodi, come che si po viodi intai studis gjenerâi di storie agrarie, si po scrupulâ che ancje ta la campagne ator di Sedean, dopo il V secul cirche, si vedi vude une decressite demografiche e che dome tra il VII e l’VIII secul si à regjistrât une incressite da lis tieris coltivadis, il progressîf aument da la popolazion, la fin da lis vilis romanis e il passaç a un gjenar gnûf di insediament dal om.
No si po dî nuie cun sigurece ancje par che al inten cu la cuestion dai timps e dai mûts da la difusion dal cristianesim intal nestri teritori. La mancjance in cheste aree di dâts archeologjics ch’a riguardin il cult paleocristian e la datazion tarde – dopo dal secul IX – dai documents che a riguardin il cristianesim, a invidin a lâ cu la calme e ogni suposisizion si po calcolâle cetant pôc crodibil. Si po dome dî che, forsit, come ch’al è stât ipotizât par dute l’agriculture da l’Europe romane, ancje ta la nestre zone la cristianizazion si le à vude dome tacant dal secul IV, e si è slargjade un pôc par volte di Aquilee e di Concuardie vincint lis resistencis “paianis”.
La prime documentazion scrite ch’e si riferìs aRivis si le cjate inta la bole dal 1886 Ordo rationis postulat di pape Urban III, ch’al menzione la plebs de Ripis, dade come uniche plêf esistent su la rive di çampe dal Tiliment e ch’e partignive a la Diocesi di Concuardie.
Il toponim ricuardât tal document papâl nol po lassâ dubis che Rivis, in chel periodi almancul, al jere il centri plebanâl.
Altris riferiments a Rivis si ju cjate in cualchi document civîl dal secul XIII.
Tal 1265 il patriarcje di Aquilee Grivôr al conferme la inviestidure feudâl a un Bartholomeus miles de Sancto Danielo da lis decimis di “Rivis Tilaventi”, ma l’autenticitât dal document e je cetant dubie. Intun at dal 1268, dulà che il stes patriarcje al assegne al fedêl Walterpertolt II i bens e i beneficis puartâts vie a Corât di Voleson, sospetât di tradiment tai confronts dal Patriarcjât di Aquilee, o cjatìn une liste cun “tres mansos in Rivis” (cun manso si intindeve une cjase cuntune braide di grandece variabil). Intun at dal 25 di Avrîl dal 1295 si destine un manso che si cjate ta la vile di Rivis a un cert Guecelon di Vil di Var e, simpri a la fin dal 1200, i siôrs di Spilimberc a àn cualchi ben e dirits a Rivis.
Daûr dal judizi dal storic bons. Pio Paschini, i siôrs di Gurize a verin jurisdizion su Rivis almancul da la fin dal XIV secul. Paschini difat al met “Rive del Tagliamento” tra lis vilis che a dipendin dal cjistiel murât di Belgrât; intun document dal 1396 tirât jù di Vincenzo Joppi, Rivis al ven clamât “distret dal cont di Gurize”.
Parlatri si à di ricuardâ che i conts di Gurize a vevin dal sigûr interès in cheste zone bielzà tal XIII secul, cemût ch’e testemonee la cession tal 1226 di bande di Mainart II di Gurize di Sedean, San Lurinç e Grions a pro dal patriarcje di Aquilee.
A conferme da la presince dal cont di Gurize si po ricuardâ un at metût jù il 24 di Novembar dal 1357, dulà che il cont di Gurize Mainart IV al inviestì un cert Piromat di Belgrât di un mans a Rivis, che il cont al svantave un dirit di nature plubliche.
Sul teme dai rapuarts di Rivis da la diestre Tiliment intai secui centrâi da l’Ete di Mieç al va marcât un verbâl metût jù a Voleson tal 1391 ch’al riguardave une barufe par dirits di passon dongje dal flum. Tal document si dîs che Rivis, Turide, Ridincic e metât Grions a partegnivin “par antîc” a la plêf di San Zorç da la Richinvelde, cussì almancul al declare cualchi testemoni presint al at, sicheduncje a la diocesi di Concuardie.
Par conseguence si po capî prin di dut che i cuatri paîs a vevin di sei stâts tai secui centrâi da l’Ete di Mieç avonde piçui e cun pocje impuartance sociâl, tant di sei sotmetûts a San Zorç; po dopo, che la plebs de Ripis e varès vût origjin, intun moment no clâr prin dal 1186, par frazionament e distac dal teritori da la plêf da la diestre Tiliment.
Si po prossumâ che l’antighe glesie batesimâl da la plêf e fos la glesie dal cimiteri di Rivis di vuê.
I risultâts di scandais cul gjeoradar di pôc timp fa in cheste glesie a rinfuartissin cheste ipotesi, parvie che a àn cjatât cualchi element architetonic in profonditât, come par esempli une probabil struture di un paviment, e a fasin pensâ che la glesie dal cimiteri, che e conserve la sô struture dal XVI secul, e sedi stade fate sù sore di un fabricât precedent, forsit di cult.
Ancje il restaur fat un pâr di agns indaûr in cheste glesie al à fat vignî fûr olmis di mûrs ch’a fasin prossumâ une sô datazion prin dal XV secul.
La sede da la plêf e ven trasferide forsit intant dal XIII secul di Rivis a Turide parvie di une diluvion che e veve sdrumât la viere plêf.
A ogni mût, no cambià la situazion di dipendence in spiritualibus da la plêf cui siei cuatri paîs tai confronts di Concuardie; cheste dipendence e le adilunc fintramai al 1818, cuant ch’e fo assegnade a la diocesi di Udin in vie defintive.
Il riferiment a metât Grions tal document dal 1319 nus dîs che il confin di soreli jevât da la plêf e da la diocesi za prin dal 1186 – come declarât dai testemonis al partignive a la plêf di San Zorç, par la cuâl si à di metilu intun timp prin da la creazion da la plêf di Ripis/Turide – al corispuindeve a la strade che vuê e coleghe Sedean cun Flaiban, strade che e tae in doi il paîs di Grions; un confin gleseastic che paraltri al è stât mantignût par la plêf di Turide fintramai al XIX secul.
Tantis domandis a son vignudis fûr tra chei che si ocupin da la storie gleseastiche di cheste zone dal Friûl sevi su la cuestion da la division anomale di un paîs tra dôs jurisdizions gleseastichis difarentis – ancje se al è pussibil che Grions tal moment da la confinazion diocesane no si jere ancjemò slargjât – sevi ator da la datazion dai confins da la plêf e da la diocesi menzionâts.
O savìn che tal Setembar dal 996 un deplome dât fûr a Verone al vescul Benon di Concuardie dal imperadôr Oton III al stabilive tal Tiliment la linie di separazion da lis diocesis di Concuardie e di Aquilee. Al vignarès fûr che la confinazion diocesane che e scjavace Grions si varès di riferîle a un timp dopo di chê date.
Si po ancje prossumâ che il citât intervent imperiâl nol ves valôr assolût, ma pluitost al vessi soredut chê di risolvi di autoritât, a pro in chest câs da la diocesi di Aquilee, une barufe di confins nassude tra i doi vescovâts.
Partant si po ipotizâ che il limit di soreli jevât da la diocesi di Concuardie al fos cetant plui vieri e al corispuindès a la strade che forsit in ete romane e jere di colegament tra Concuardie e la Vie Auguste (che di Aquilee e menave a lis Alps), colegament che alore al sarès passât par Grions; al sarès stât doprât cuant ch’e je nassude la diocese da la gjestre Tiliment, alore dal secul IV, forsit parcè confin, fissât secui prin, da lis dôs provincis tacadis dai municipis romans di Concuardie e di Aquilee. Une idee avonde fuarte, ma che e podarès dâ une rispueste al fat che che si le dopre ancjemò. Di chê altre bande si à di ameti che lis divisions teritoriâls gleseastichis in tancj câs a son ladis indevant par secui e secui cence soluzion di continuitât ancje patint savoltaments naturâi o politics.
In definitive, la suposizion intorteade apene presentade si po sintetizâ cun cheste domande: cui po dî che tal confin da la plêf di Grions no si sedi mantignude une olme da la viere aministrazion romane?
Se o volìn lâ a cirî lis resons dal sconfinament di là dal Tiliment da la diocesi da la diestre Tiliment, si po in plui prossumâ che la plêf di San Zorç e ves intai secui centrâi da la Ete di Mieç un ambit teritoriâl politic-aministratîf cuntune funzion di control strategjic di ca e di là da l’aghe e che la circoscrizion gleseastiche si marcàs disore mantignint i confins.
Chestis dôs ipotesis alore a presentin l’ambit gleseastic come vignût fûr e dipendent di chel civîl.
Al è pussibil, par cheste cuestion, doprâ une logjiche difarent e contrarie, pensant, come ch’al fasè Ferruccio Carlo Carreri plui di un secul indaûr, che la plêf da la Richinvelde, ben definide e struturade bielzà in ete langobarde, e fos invecit doprade tant che “distret judiziâl laic”, intun moment par dî di vacance da l’autoritât politic-aministrative, come ch’al fo par esempli in altris zonis d’Italie il periodi a cjaval tra i secui IX e il X.
No si po paraltri dismenteâ che daûr dal judizi di tancj studiôs, i teritoris e i confins di plêfs e diocesis, in tantis etis storichis, no forin ben definîts e ricognossûts e che ancje par chest chestis cuestions e chestis soluzions a son cetant prossumadis.
Volint cirî altris elements che a testemonein il leam vieri e la dipendence da la nestre zone di chê di là da l’Aghe, si po ancjemò vuê notâ une cierte corispondence tra toponims e dedicazion di sants di paîs e lûcs di cult ch’a si cjatin su la stesse altece da lis dôs rivis dal Tiliment. A San Martin e San Zorç, che o cjatìn tant che toponims su la rive di drete, a son dedicadis rispetivamentri lis glesiis di Turide e di Grediscje du chê altre rive; la glesie di Ridincic e jere in origjin dedicade a San Nicolau, come chê di San Nicolau da la Richinvelde; a Sante Margarite a son dedicadis lis glesiis di Darzin, su al rive di drete, e di Rivis, su chê di çampe; Poç, Grediscje e San Lurinç si ju cjate tant che toponims su dutis dôs lis rivis.
Chestis coincidencis, in zonte a ce ch’o vin dit disore, a fasin pensâ che forsit il Tiliment e la cristianizazion da la fasse di soreli jevât su la zone di mieç dal Tiliment e sedin stadis in ete medievâl in cualchi maniere influençadis di dinamichis partidis da la rive di drete, o che a àn la stesse riunde, forsit in ete langobarde o in chê franche.
In chel periodi Rivis, ametût ch’al esistès, nol jere che un insediament piçul, ancje se nol è di scartâ la sô impuartance strategjiche, viodude la sô posizion dongje dal Tiliment che intai secui centrâi da l’Ete di Mieç al ve un rodul impuartant tant che vie di passaç.
Tra l’altri, tai secui IX e X dongje di Rivis, sot dal rapâr naturâl dal flum, e coreve la strade ch’e colegave San Denê a Tisane, ch’e jere deventade puart principâl par grant part da la marcanzie ch’e rivave di là da lis Alps.
Si po pensâ che ator da la metât dal secul X la presince todescje in cheste aree di çampe dal Tiliment, leade cul aument dai trafics, e fo continue e tâl di influî cetant forsit ancje su lis dinamichis di popolament da la zone. Chest al vâl ancje pal paîs di dongje San Durì, dal sigûr tal 1058 di propietât dai nobii bavarês-carantans dai Eppenstein. Si po zontâ che i nons di cualchi paîs su la rive di çampe dal flum, come Bunzic, Blauç, Grediscje a fasin pensâ a iniziativis cjapadis di nobii o di patriarcjis bavarês o carantans cun chê di popolâ o tornâ a popolâ cheste zone cun int slave. Il stes discors si po fâ ancje par la rive di drete, dulà ch’o cjatìn Pustuncic e Grediscje, “slâfs”, e dulà che ator dal Mil si tirin sù, da la spacadure da la viere plêf di San Zorç, i cjistiei e i teritoris di Spilimberc e di Voleson, che ancje chescj a son toponims todescs.
L’imigrazion slave alte-medievâl ta l’aree di Sedean e je paraltri confermade di une cjatade cetant impuartant sul sagrât da la glesie di San Martin di Turide dal 1923: si trate di une trentine di sepulturis cun furniments che si podin riferî a la cussì clamade culture paleoslave klottiane-carantane. Un altri colegament partant che si po datâ ator dal secui IX o X almancul tra un dai nestris paîs e l’aree carantane e stiriane.

La incressite cuantitative e socialmentri cualitative di cualchi paîs su la rive di çampe dal Medi Tiliment intun periodi dopo dal Mil e je sugjeride di cualchi testemonenace indirete, come la creazion da la plêf di Rivis, il fat che San Durì tal secul XII al devente sede di une preposidure e di dîs fieris anuâls e la constatazion che Ridincic dal secul XIII al secul XV, come si marche in cualchi document di Spilimberc e di Voleson, si disfarencee tant che centri agricul di une certe impuartance, dulà ch’al funzionave un mulin e si faseve une volte ad an une fiere-marcjât. Une testemoneance di chest periodi prospar nus le da la biele gleseute di Ridincic che e à frescs dal Cuatricent.

La storia di Rivis

Periodo veneziano

Nei primi decenni del XVI secolo troviamo Rivis, assieme alla gran parte dei possedimenti che erano stati della contea goriziana, di nuovo sottoposto al “castello murato ed incasato” di Belgrado, affidato ora dai veneziani al casato dei Savorgnan.
Il castello di Belgrado, con le sue ville di pertinenza, Rivis compresa, rimase fuori dalla Patria del Friuli, ossia, come disse uno studioso dell’epoca, non fece “alcuna fazione con la Patria”. In altri termini, quei territori costituivano una giurisdizione privilegiata che godeva di una sorta di autonomia amministrativa e giudiziale, il che ad esempio comportava il non essere soggetta al luogotenente veneziano che si trovava ad Udine e il poter riferire direttamente al Consiglio dei Dieci di Venezia. Negli archivi della contea di Belgrado si conservano diverse carte che riferiscono di processi civili e penali, nonché di atti rientranti nella sfera amministrativa tout court, riguardanti in quel tempo il villaggio di Rivis.
La documentazione risalente al ‘secondo’ periodo belgradese del paese permette tra l’altro di rafforzare l’ipotesi che l’attuale chiesa cimiteriale di san Girolamo fosse dedicata a santa Margherita e che l’attuale chiesa tal alt (nel nuovo insediamento di Rivis, immagine a sinistra) inaugurata nella seconda metà del 1700, ereditò il titolo di santa Margherita proprio dalla antica chiesa del cimitero.

Prova diretta della precedente intitolazione dell’attuale chiesa di san Girolamo si ha da registrazioni di carattere ecclesiastico del XVII secolo; indiretta conferma si trova nella relazione di una visita pastorale del 1584, dove appunto si cita una chiesa di santa Margherita di Rivis, mentre da vari verbali civili sappiamo che il villaggio di Rivis si sviluppava certamente tal bas intorno alla chiesa cimiteriale.
Alla sottoposizione nei confronti della nobile famiglia dei Savorgnan è legata anche una suggestiva ipotesi che riguarda la nuova intitolazione della chiesa cimiteriale di Rivis. La dedica a san Girolamo sarebbe infatti stata scelta, secondo una supposizione tutta da dimostrare, in omaggio a Girolamo Savorgnan, che la documentazione storica ci presenta come una figura di signore illuminato e benefattore, molto amato dalla popolazione locale.
Per le vicende di Rivis nel basso medioevo giocò un ruolo economico importante la roggia, sopra citata, costruita probabilmente con partenza da Sant’Odorico nell’XI o nel XII secolo.
Nel XIV secolo questo corso d’acqua raggiungeva Rivis, lo si desume da alcuni documenti che parlano della presenza in quel tempo di almeno un mulino in Rivis, mentre nel 1468 il paese doveva esserne ancora capolinea meridionale, se l’ultimo conte di Gorizia Leonardo autorizzò Domenico del Cos, capostipite della famiglia dei Cossio poi conti di Codroipo, a condurre appunto fino ad Villam nostram Quadruvii la ruggiam Villae Riparum e ad usarne la forza. Ancora nel 1806 i Savorgnan, sulla stessa roggia, ricavavano rendite su tre mulini a cinque ruote e su un battiferro ad una ruota.

A causa di una distruttiva tracimazione del Tagliamento Rivis fu trasferito sul terrazzo fluviale, nel luogo dove oggi si trova, agli inizi del XVIII secolo.
Nelle vicinanze di Rivis si trova il guado sul Tagliamento – chiamato “di Valvasone”, come la strada che lo attraversa, perché appunto controllato, come altri passaggi fluviali in zona, dai signori residenti nel castello di quella località – che ebbe primaria importanza per gli scambi umani e commerciali fra le due sponde del fiume e che fu tra l’altro percorso dai Turchi nel 1499, in una delle loro sanguinarie scorrerie.

La storia di Rivis

Periodi venezian

Tai prins secui dal secul XVI o cjatìn Rivis, dutune cu la grant part da lis possidencis ch’a jerin dal cont di Gurize, un’altre volte sot dal “cjistiel murât e incjasât” di Belgrât, fidât cumò dai venezians a la famee Savorgnan. Il cjistiel di Belgrât, cu lis vilis di pertinence, Rivis comprindût, e restà fûr da la Patrie dal Friûl, a dî, come ch’al disè un studiôs di chê ete, nol ve “nissune funzion cu la Patrie”. In altris peraulis, chei teritoris a jerin une jurisdizion privilegjade che e gjoldeve di une sorte di autonomie aministrative e judiziâl che par esempli e compuartave di no sei sometude al luctignint di Vignesie ch’al jere a Udin e di podê riferî diretamentri al Consei dai Dîs di Vignesie. Tai archîfs da la contee di Belgrât si conservin tantis cjartis ch’a fevelin di procès civîi e penâi, e ancje di ats aministratîfs ch’a riguardavin la vile di Rivis.
La documentazion su Rivis ch’e va indaûr al secont periodi belgradês e permet tra l’altri di rinfuartî l’ipotesi che la glesie dal cimiteri di vuê di San Jaroni e fos dedicade a sante Margarite e che la glesie tal alt di vuê (l’insediament gnûf di Rivis) inaugurade ta la seconde metât dal 1700, e eredità il titul di Sante Margarite propit da la viere glesie dal cimiteri.
Une prove direte da la titulazion di prin da la glesie di San Jaroni le vin da lis regjistrazions gleseastichis dal secul XVII; conferme direte si le à ta la relazion di une visite pastorâl dal 1584, dulà che apont si menzione une glesie di Sante Margarite di Rivis e dai varis verbâi civîi o savìn che il paîs di Rivis al jere tal bas dal sigûr ator da la glesie dal cimiteri.
Il fat di sei sotmetûts ai nobii Savorgnans al è leât a une ipotesi sugjestive ch’e riguarde la gnove titulazion da la glesie dal cimiteri di Rivis. La dediche a San Jaroni e sarès stade fate, daûr di une prossumazion dute di controlâ, in omaç a Jaroni Savorgnan, che la documentazion storiche nus presente come figure di siôr inluminât e benefatôr, che la popolazion locâl i volè cetant ben.
Par lis liendis di Rivis ta la basse ete di Mieç e ve un rodul economic impuartant la roe, ch’o vin citât disore, fate forsit cun partence di San Durì tai secul XI o XII.
Tal secul XIV cheste aghe e rivave a Rivis e si lu capìs di cualchi document ch’al fevele da la presince di almancul un mulin a Rivis intant che tal 1648 il paîs a veve di sei ancjemò capolinie di misdì, se l’ultin cont di Gurize Lenart al autorizà Domeni dal Cos, prin membri da la famee dai Cossio po conts di Codroip, a tirâ apont fintremai ad Villam nostram Quadruvii la ruggiam Villae Riparum par doprânti la fuarce. Ancjemò dal 1806 i Savorgnan, su la stesse roe, a gjavain renditis su trê mulins cun cinc ruedis e suntun batafier cuntune ruede.

Par vie di une diluvion disastrose dal Tiliment Rivis si stramudà su la terace fluviâl, dulà ch’al si cjate vuê, ai prins dal XVIII secul.
Dongje di Rivis si cjate il vât sul Tiliment – clamât “di Voleson”, come la strade che lu scjavace, par vie ch’al jere controlât, come altris passaçs da la zone, dai siôrs di Voleson – ch’al fo impuartanton pai sgambis di marcanzie e di personis tra lis dôs rivis e ch’al fo ancje fra l’altri passât dai Turcs intant da la lôr scorsade sanganose dal 1499.

La storia di Rivis

Dal periodo napoleonico al Novecento

Nei pressi dello stesso guado di Valvasone si combatté, nel marzo 1797, la cosiddetta “battaglia del Tagliamento”, nella quale i francesi guidati da Napoleone sferrarono un vittorioso attacco contro le truppe austriache (nell’immagine un particolare dell’Arco di Trionfo di Parigi, che ricorda l’episodio).
Un altro aneddoto storico recita che dieci anni più tardi lo stesso Bonaparte, provenendo da Dignano, percorse la strada valvasona per raggiungere il castello di Valvasone.
La caduta di Venezia e l’arrivo di Napoleone determinò per questa zona, come peraltro per il rimanente territorio friulano, un rilevante cambiamento economico, civile, giurisdizionale ed amministrativo.
I francesi fecero di Passariano una sede dipartimentale, dando avvio ad una accurata mappatura territoriale, ad un censimento di uomini ed animali nonché ad una trasformazione dei comuni, che da piccoli centri organizzati in assemblee di villaggio, venivano perlopiù accorpati per dar vita a nuove e più grandi unità amministrative. Fu così che il Sedeglianese rientrò in un primo tempo nel Cantone di Codroipo, e fu organizzato nei due comuni di Sedegliano, comprendente Gradisca, Pozzo, Beano (e probabilmente anche San Lorenzo e Coderno) e di Turrida, di cui facevano parte Grions, Rivis e Redenzicco, vale a dire il territorio corrispondente, con l’aggiunta della metà orientale di Grions, a quello della “vecchia” pieve.
Per quanto riguarda l’ambito socio-economico di Rivis, gli ultimi due secoli hanno visto, oltre alle attività agricole, la presenza della industria dei laterizi ed il commercio del legname.
Fiorente fu nel XIX secolo la produzione di mattoni e calce, attraverso l’attività di diverse fornaci dislocate sul territorio di Rivis che continuarono ad essere utilizzate fino al primo conflitto mondiale, quando l’espansione della vicina Codroipo concentrò su di sé diverse attività imprenditoriali.
Un esempio degli impianti per la produzione di materie prime per edilizia fu la fornace Carbonera, poi Croatto, specializzata nella cottura della calce, che a differenza delle altre della zona rimase in funzione fino al secondo dopoguerra. Per quanto riguarda il traffico del legname, a Rivis si ritrovano, nell’Ottocento, diverse strutture finalizzate al trasporto ed alla vendita del materiale proveniente dalle zone montane della regione. All’altezza del mulino del viso infatti il pinél, un attracco in muratura, consentiva l’ormeggio agli zatteroni provenienti dalla Carnia e discesi lungo il corso del Tagliamento – reso sicuro nella seconda metà del XIX secolo proprio all’altezza di Rivis dalla realizzazione delle opere di arginatura ancor oggi esistenti – con il loro carico di tavole. Il legname veniva quindi venduto nei magazzini situati in paese.
Tra le altre attività produttive rilevanti nella Rivis di quel periodo si segnalano le officine dei batafiérs e gli impianti per la lavorazione dei cereali, entrambi settori, questi, dipendenti dalla qui più volte citata roggia che scendeva da Sant’Odorico.
Una ricerca sulla emigrazione locale nel XIX e nel XX secolo è ancor tutta da fare, ma si può dire che presenta elevati tassi in rapporto al totale della popolazione residente.

Nel secondo dopoguerra, per alcuni anni si può parlare per Rivis di una economia prettamente agricola, legata all’allevamento bovino, mentre dai primi anni ’60 nelle vicinanze del paese, in località Pannellia, viene sviluppata un’area industriale che contribuisce a modificare profondamente le connotazioni sociali ed economiche del territorio limitrofo rispetto ai tempi precedenti.

La storia di Rivis

Dal periodi napoleonic fintremai al Nufcent

Dongje dal stes vât di Voleson si combatè, tal mês di Març dal 1797, la cussì-clamade batae dal Tiliment, dulà che i Francês di Napoleon a atacarin vitoriôs lis trupis austriachis.
Un anedot storic al conte che dîs agns plui tart il stes Napoleon, vignint di Dignan, al vedi fate la valvasone par rivâ tal cjistiel di Voleson.
La colade di Vignesie e la rivade di Napoleon al causà in cheste zone, come paraltri in dut il Friûl, un grant gambiament economic, civîl, jurisdizionâl e aministratîf.

I Francês a faserin di Passarian une sede dipartimentâl, fasint une profonde mapadure dal teritori, un censiment di oms e di animâi e une trasformazion dai Comuns, che di piçui centris organizâts in sembleis di paîs, a vignirin pal pui dâts dongje par creâ unitâts aministrativis plui grandis. Al fo cussì che la zone di Sedean e jentrà prin tal Cjanton di Codroip, e al fo organizât tai doi Comuns di Sedean, ch’al cjapave dentri Grediscje, Poç, Bean (e forsit ancje San Lurinç e Coder) e di Turide, ch’al cjapave dentri part di Grions, Rivis e Ridincic, a dî il teritori ch’al corispuindeve, cu la zonte da la metât di soreli jevât di Grions, a chel da la “viere” plêf.
Par ce ch’al riguarde l’ambit soci-economic di Rivis, i ultins doi secui, dongje da l’ativitât agricule, la presince da l’industrie dai cops e il cumierç dal legnam. E fo impuartant tal secul XIX la produzion di madons e cjalcine mediant di fornâs logadis tal teritori di Rivis che a lerin indevant cu la produzion fintremai a la prime guere mondiâl, cuant che il svilup di Codroip al spostà li tantis ativitâts di imprese.
Un esempli dai implants par la produzion di materiâi par l’edilizie e fo la fornâs Carbonera, po Croatto, specializade ta la cuete da la cjalcine, che difarent di chês altris, e restà in funzion fintremai al secont dopoguere.
Par ce ch’al riguarde il trafic di legnam, a Rivis, o cjatìn, tal Votcent, struturis pal traspuart e la vendite di len ch’al vignive da lis monts da la regjon. A ret dal mulin dal Viso, infat il pinel, un atrac di mûr, al permeteve di tacâ lis çataris ch’e vignivin da la Cjargne jù pal Tiliment – plui sigûr in chê volte pai lavôrs di rapâr ch’a si viodin ancjemò vuê fats ta la seconde metât dal XIX secul propit a ret di Rivis – cu la lôr cjarie di breis. Il legnam po al vignivive vendût tai magazins ch’a jerein tal paîs.
Altris ativitâts produtivis impuartantis a Rivis in chel periodi a jerin a batafiers e i implants di lavorazion dai cereâi che a dipendevin da la roe, plui volte culì menzionade, ch’e rivave jù di San Durì.

Une ricercje su l’emigrazion locâl tai secui XIX e XX e je ancjemò dute di fâ, ma si po dî ch’e jere avonde alte in rapuart cu la popolazion resident.
Dopo da la seconde guere, par Rivis si po fevelâ di une economie pal plui agricule, leade cul alevament da lis vacjis, intant che tai prins agns Sessante inta la localiât di Pannellia, si è svilupade un’aree industriâl che e à contribuît a gambiâ in sot i trats sociâi e economics dal teritori se paragonâts a chei dai timps indaûr.

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